Ebbene sì, esiste un mazzo, cugino dei tarocchi, che si chiama proprio così.
Fai che farci l’orecchio subito e no, la volgarità non c’entra.
C’è chi sostiene che il termine derivi da “sminchiare”, verbo usato dai giocatori di carte per indicare una particolare mossa, e chi invece sostiene che il significato sia proprio quello di “sciocchezze, cose di poco conto”.
Giusto per darti due coordinate storiche, questo mazzo pare sia nato intorno a Firenze nel XVI secolo, su modello dei Tarocchi (di un centinaio di anni più giovani), e che fosse ampiamente usato anche come vero e proprio gioco di carte dalle regole piuttosto complesse.
A me poco interessano le dispute filologiche e quelle storiche, quindi passo subito a raccontarti le meraviglie di questo mazzo.
Io ho acquistato l’edizione Meneghello (Milano), fedele riproduzione creata a mano di un mazzo del 1862, che è quella che vedi nelle foto.
Esistono anche le Minchiate Etruria (same same but different), ma io qui ti parlo di quelle Fiorentine, le uniche che al momento possiedo.
COME E’ FATTO IL MAZZO
Partiamo dal numero di carte: sono ben 97! Un numero grande e per di più dispari, che non suona per nulla rassicurante all’inizio.
Ma le immagini sono così affascinanti che tre in più, per fare cifra tonda, non avrebbero guastato.
I Tarocchi (o i Trionfi) sono 41, mentre il resto del mazzo è composto dalla Cartiglia: 4 serie di 14 carte ciascuna, ognuna con un seme differente: Denari, Coppe, Spade e Bastoni. Praticamente corrispondono agli Arcani Minori.
I TRIONFI
Qui trovi la lista dei 41 Tarocchi, così potrai farti un’idea più precisa dell’ampiezza del mazzo ed è anche un appoggio molto utile poiché nessuna delle carte ha il nome e l’iconografia non è sempre di facilissima lettura.
Il Bagatto
II Il Granduca
III L’Imperatore
IV L’Imperatrice (si chiama ufficialmente così, ma ha la barba. Mah!)
V Gli Amanti
VI La Temperanza
VII La Forza
VII La Giustizia
IX La Ruota della Fortuna
X Il Carro
XI L’Eremita
XII L’Appeso
XIII La Morte
XIV IL Diavolo
XV La Torre
XVI La Speranza
XVII La Prudenza
XVIII La Fede
XIX La Carità
XX Il Fuoco
XXI L’Acqua
XXII La Terra
XXIII L’Aria
XXIV La Bilancia
XXV La Vergine
XXVI Lo Scorpione
XXVII L’Ariete
XXVIIII Il Sagittario
XXX Il Cancro
XXXI I Pesci
XXXII L’Acquario
XXXIII Il Leone
XXXIV Il Toro
XXXX I Gemelli
La Stella (senza numero)
La Luna (senza numero)
Il Sole (senza numero)
Il Mondo (senza numero)
Il Giudizio (senza numero)
Il Matto (senza numero)
Rispetto agli Arcani Maggiori dei Tarocchi, oltre all’ordine scombinato, balza agli occhi l’assenza di Papa e Papessa.
Ma se credi che si tratti di un mazzo poco rispettoso del mondo spirituale, ti sbagli di grosso. Appaiono infatti le 4 Virtù Cardinali: VI La Temperanza, VII La Forza, VII La Giustizia e, distaccata di qualche posizione, XVII La Prudenza. Quest’ultima, rappresentata munita di specchio e serpente come nell’iconografia religiosa classica, appare (erroneamente?) nel gruppetto delle 3 Virtù Teologali: XVI La Speranza, XVIII La Fede e XIX La Carità.
Tra i Trionfi ci sono pure i 4 elementi: XX Il Fuoco, XXI L’Acqua, XXII La Terra e XXIII L’Aria (mia preferita!) e i 12 segni zodiacali.
Questi ultimi pare siano ordinati ad cazzum, senza alcuna logica: Bilancia, Vergine, Scorpione, Ariete, Capricorno, Sagittario, Cancro, Pesci, Acquario, Leone, Toro e Gemelli.
Si tratta di un errore oppure esiste qualche codice segreto che ne spiegherebbe la sequenza? Chissà.
Non dimentichiamo che i Trionfi, oltre ad avere una funzione ludica e divinatoria, servivano anche come supporto per l’apprendimento della morale cristiana e di altre discipline come l’astrologia.
Praticamente una sorta di flashcards ante litteram.
CARTIGLIA
Divisi nei 4 semi classici (coppe, denari, bastoni e spade), in buona sostanza corrispondono agli Arcani Minori.
Il numero è lo stesso, ma ci sono alcune deliziose differenze.
Partiamo dalle Figure di Corte, dove a capo della scala gerarchica ci sta il Re, seguito da Regina, Cavallo e Fante.
Nei bastoni e nelle spade i fanti sono maschi dall’aria piuttosto imbranata, mentre nelle coppe e nei denari compaiono fantine femmine che non hanno nulla di militaresco.
I Cavalli sono creature strane, mezze uomini e mezze animali. C’è la combo classica del centauro (uomo + cavallo) nelle Spade, quella con il leone nei Denari e altre con creature non meglio identificate in Spade e Bastoni.
I Denari sono i miei semi preferiti perché su quasi tutte le monete sono raffigurati visi diversi tra loro: ci sono uomini, donne, ricchi, poveri, belli, brutti (nel 4 sono tutti sgraziati!), gente dal copricapo esotico e gente dalle acconciature più disparate. Due solo sono le eccezioni: il 9, con raffigurati volatili invece di volti umani e l’asso, che porta il giglio di Firenze.
Le Coppe sono rappresentate da recipienti di forma diversa a seconda del numero, le Spade sono arricchite da animali o creature mitologiche come l’unicorno e la lupa che allatta Romolo e Remo, mentre i Bastoni sono le carte più nude e con meno dettagli del mazzo.
Altre due chicche: nel 4 di denari è rappresentato Annibale a cavallo del suo elefante, mentre nel 2 di bastoni c’è un accenno alla favola di Esopo nella quale la volpe invita la cicogna a pranzo e le offre un brodino in un piatto basso e piatto, troppo scomodo per il becco dell’uccello. Poi è la volta della cicogna che ricambia l’invito e offre al compare un ottimo piatto di pesce in un vaso dal collo lungo e stretto, nel quale il muso della volpe, ahimè, non entra.
Potrei andare avanti ancora per pagine e pagine a indicare i dettagli meravigliosi delle Minchiate, ma non voglio darvi troppi spoiler.
Il fatto che esista pochissima letteratura su questo mazzo, lo rende un territorio quasi vergine, con un ampissimo margine da dedicare all’esplorazione senza preconcetti.
Io mi sono immediatamente affezionata a queste carte un po’ scombinate e un po’ anarchiche e, ogni volta che le uso, sorrido e mi viene da aspirare la C, come se fossi fiorentina pure io.