Recentemente, grazie a una piccola (e rara) botta di fortuna, la mia collezione si è arricchita di un mazzo meraviglioso: il Vieville, magistralmente restaurato da Gergely Bagamèri, aka Midnight Tarot.
Si tratta di un tarocco creato dal mastro cartaio Jacques Vieville a Parigi intorno al 1650: è uno degli antenati della tradizione di Marsiglia, e ha molti tratti unici e particolari, come per esempio la rappresentazione della carta della Torre, che in questo mazzo vede un pastorello sorpreso da una strana pioggia, la carta delle Stelle che vede un astronomo barbuto invece della solita donnina nuda, e il Sole, che con il suo bimbo a cavallo ricorda molto l’arcano 19 del Raider-Waite-Smith. Anche Diavolo e Luna sono peculiari, e devo dire che il Satanasso che si muove sputando fuoco mi piace assai.
La squisita fattura del mazzo e l’elegante scelta dei colori mi hanno incuriosito e ho proposto un’intervista all’artista. Lui ha generosamente accettato e lo scorso 15 giugno 2022 ci siamo fatti una bella chiacchierata in inglese tramite videocall.
Questo è quanto ci siamo detti.
Mi racconti la tua bio in due parole?
Mi chiamo Gergely, nome che dovrebbe corrispondere a Gregorio.
Sono nato nel 1985 a Budapest, città in cui vivo tutt’ora.
Ho studiato Textile Design e da sempre amo il mondo dell’illustrazione.
Lavoro per Ikea, dove sono Shop Design Manager.
Dedico parte del mio tempo libero alla creazione di mazzi di tarocchi e a breve uscirà anche un mio libro illustrato per bambini.
Su Instagram il tuo nickname è Midnight Tarot, come mai? Non sei uno che ama svegliarsi presto?
Ahaha, esatto. Svegliarmi presto mi pesa. Inizialmente volevo chiamarmi Budapest Tarot, poi ho preferito un nome meno legato alla geografia.
Mezzanotte (Midnight) è l’ora delle streghe e mi è sembrato cooerente col mondo dei tarocchi, così l’ho adottato come nickname, anche se non sono una fattucchiera.
Come sono entrati i tarocchi nella tua vita?
E’ merito di mia madre. Da sempre è appassionata di astrologia, divinazione ed esoterismo in generale, e a casa i mazzi non mancavano. Quando ero piccolo mi piaceva guardarli, ero attirato dai personaggi che mi ricordavano quelli dei fumetti e delle illustrazioni. Passavo ore ad ammirare i mazzi di Emil Kazanlar, pittore ungherese.
Qual è stato il primo mazzo che hai posseduto?
Una versione tascabile del Raider-Waite-Smith, con le scritte in ungherese, che un’amica di mia mamma aveva dato a lei e lei aveva regalato a me. Non mi piaceva particolarmente la vibe, ma lo portavo con me e cercavo di leggerlo agli amici. Il vero click con le carte è stato quando ho incontrato i Marsigliesi: loro sì che mi parlavano! Ed ero affascinato da come le facce dei personaggi cambiavano espressione in base alle carte che capitavano loro vicino.
Qual è il primo mazzo che hai creato?
Ispirato da vari creator su Youtube e spinto da mia madre, ho deciso di creare il mio primo mazzo, il Midnight Tarot.
La prima edizione è stata di 55 copie, nel 2020.
Ci ho impiegato un po’ meno di un anno a disegnarlo: il lockdown mi ha aiutato nella concentrazione, le distrazioni erano poche.
La base è un mix di Marsiglia tipo 1 e tipo 2, ma a uno sguardo più attento non sfuggiranno le personalizzazioni, come l’Appeso con le scarpe Vans ai piedi e l’Eremita con l’orologio al polso.
Come vuole la tradizione, ho messo le mie iniziali sul 2 di denari e quelle del mio partner sul Carro, perché è grazie a lui se ho vinto la mia pigrizia e la mia procrastinazione e questo mazzo ha visto la luce.
Dove fai stampare i tuoi mazzi?
Li stampo a Budapest, in una tipografia che si occupa essenzialmente di materiale aziendale. E’ stato il primo lavoro del genere per loro, ma sono molto soddisfatto del risultato. Ho fatto varie prove e alla fine ho scelto la carta e la dimensione che ritengo ottimale.
Disegni a mano o lo fai digitalmente?
Digitalmente. Parto col copiare le carte originali e poi aggiungo dettagli che piacciono a me e che mi rispecchiano.
Per disegnare un mazzo intero ci vuole molta pazienza e dopo un po’ diventa un vero e proprio esercizio di meditazione.
Le carte che preferisco disegnare sono quelle di corte, mentre i minori mi annoiano un po’ perché sono più ripetitivi.
Tra i maggiori invece le mie preferite sono l’Arcano 13 (la Morte), l’Appeso e il Matto.
Come mai hai scelto di restaurare il Vieville?
Perché è un mazzo che amo molto e nessuna delle riproduzioni in commercio mi soddisfaceva, così ho deciso di farmene una personale.
Adoro le Figure di Corte, che hanno espressioni uniche e molto umane: sono veri e propri personaggi, a volte al limite della caricatura.
I colori non sono fedelissimi all’originale: li ho spenti un po’ e mi sono lasciato influenzare da quelli della natura intorno a me in quel momento dell’anno. Era autunno.
Il mio arcano maggiore preferito del mazzo è la Morte, figura elegantissima.
Stai lavorando ad altri mazzi?
Sì. Ho avuto l’ispirazione durante un recente viaggio a Napoli e sto trasformando in Arcani alcuni capolavori artistici che ho visto in città.
E per il dorso delle carte, come ti comporti?
Dipende. La prima edizione del Midnight Tarot aveva un pattern nato dalla rielaborazione della pavimentazione di una piazza di Tenerife. Mentre il Vieville ha un disegno tradizionale.
Sei incuriosito da altri sistemi, oltre ai tarocchi?
Sono curioso per natura, ma ho capito che non basterà una vita ad approfondire il mondo dei tarocchi, quindi ho promesso di essere fedele e di non farmi distrarre.
Dove si possono acquistare i tuoi mazzi?
Ho uno shop su Etsy: https://www.etsy.com/shop/MidnightTarotDeck
E spedisco anche in Italia.
Concludiamo con un po’ di domande fruffrù
Segno zodiacale, ascendente, luna: so solo che sono Sagittario.
Posto preferito nel mondo: Tenerife
Comfort food: pizza
Guilty pleasure: sigarette
Estate o inverno: estate
Mare o montagna: mare
Modo preferito per ricaricare le batterie: dormire
Mazzo preferito: il Vieville e il Tarocco Sopraffino
Mazzo storico vorresti nella tua collezione: il Visconti Sforza.
Se fossi un arcano maggiore, quale saresti? L’Eremita
E se fossi un minore? La coppa sdraiata del 10 di coppe.
Tranne la foto sotto al titolo che è mia, le altre sono cortesia di Gergely Bagamèri.